Intervistiamo oggi Laura Marchi, autrice che esordisce con il romanzo Solo parti di cielo (Parallelo45, 2014).
Quando e perché hai iniziato a scrivere?
Credo che ho iniziato a scrivere nel momento in cui ho imparato a farlo, quindi probabilmente a sei anni, non c’è nessuna motivazione se non quella che per me è qualcosa di naturale, come mangiare, dormire.
Qual è stata la prima opera letteraria che hai scritto in assoluto?
Una poesia per mia nonna, l’ho scritta su una tovaglia di carta in cucina.
Come ti è venuto in mente il titolo del tuo libro?
Semplicemente osservando il cielo, noi possiamo vederne solo la parte che abbiamo davanti ai nostri occhi, ma in realtà il cielo è infinito ed esiste anche alle nostre spalle, un po’ come le soluzioni sono infinite e anche se magari non le vediamo ne esistono di diverse.
Un tema del tuo libro è quello delle illusioni: qual è il ruolo delle illusioni nella vita umana?
Più che illusioni io amo parlare di desideri. Le illusioni sono percezioni soggettive che non corrispondo a una realtà oggettiva, mentre i desideri corrispondo a una realtà soggettiva ma anche oggettiva che magari non subito pronta all’uso ma che si può costruire passo dopo passo, le illusioni sono senza futuro, i desideri hanno sempre un domani. Tutti abbiamo dei desideri, non esiste essere umano senza.
A proposito di illusioni, ti andrebbe di parlarci della normalità?
Ma chi l’ha inventato questo termine?
Non mi piace parlare di normalità perché, molto umilmente, credo che non esiste! Esistono le persone, e ognuno di noi ha doti e non doti, se scandagliamo la nostra vita credo che nel DSM ci possa finire una bella fetta di popolazione, quindi spazio alle anime belle senza nessun giudizio nei loro confronti.
Che cosa ti ha ispirata nella stesura del tuo manoscritto?
La rabbia unita alla speranza.
Quali sono i temi a te più cari e perché?
L’onestà, la sincerità, il rispetto per qualunque cosa i nostri occhi guardano, la gentilezza, credo che ci possano condurre ovunque vogliamo andare.
Qual è stata una cosa divertente che ti è capitata nella tua attività di scrittrice?
Quando mi è arrivato il contratto di pubblicazione io l’ho appoggiato sul tavolino del soggiorno, peccato che si caduto per terra, e il mio cagnolino di nome Ercolino ne ha marchiato, una copia, con la sua pipì!
Quali sono le esperienze più frustranti e quelle più gratificanti nel diventare autori pubblicati?
Gratificanti avere tra le mani il proprio libro, frustanti non lo so ancora bene, forse il tempo mi darà questa risposta.
Se dovessero scrivere un libro con te come protagonista, di che genere sarebbe e quali sarebbero i suoi tratti caratteristici?
Sarebbe un’autentica noia, o forse no. Un mio amico, che fra l’altro scrive, un giorno mi fa “ge non sarai genere Harmony? Ma sei romantica.”
E, forse, aveva ragione
… sarei la protagonista di una storia d’amore, i tratti caratteristici non si possono svelare… si perde l’effetto sorpresa!
Raccontaci un segreto.
Mia mamma faceva la pasticcera e aveva acquistato un contenitore super figo e costosissimo per raccogliere i dolci senza che questi perdessero la fragranza e la freschezza, e io avevo sentito quest’ultimo dettaglio. Da poche ore era venuto a mancare il mio amato criceto Galileo, e quindi, poiché volevo fare la veterinaria e amavo l’anatomia (Esplorare il corpo umano era uno dei miei cartoni preferiti) decisi che proprio quel contenitore sarebbe stato la sua bara! E una volta alla settimana lo disseppellivo per studiarne la decomposizione con tanto di maschera a boccaglio per proteggermi dalla puzza! Mamma, dopo vent’anni ti dico che il tuo contenitore è sepolto sotto l’albero dell’arancio, magari funziona ancora, se ti serve sai dove trovarlo…
Se Robinson Crusoe trovasse una copia del tuo libro, come potrebbe aiutarlo?
Viste le sue incredibili avventure, forse, a conciliare il suo sonno?
Non hai mai sperimentato dubbi circa la tua attività di scrittrice?
Io vivo nel dubbio! Ma se mi togli lo scrivere mi condanni a morire, lentamente.
Che cos’è per te la scrittura?
Quando scrivo io respiro
Se fra duemila anni un archeologo fra vari reperti trovasse il tuo libro, che cosa penserebbe, secondo te?
Si chiederebbe che cos’è la sofferenza mentale, perché tra duemila anni non ci sarà più stigma!
C’è un messaggio che ti piacerebbe lanciare al mondo?
Diffidare delle verità assolute!